Quanti pasti fare durante il giorno? Perché un tempo si diceva "sabato trippa e giovedì gnocchi"? Perché parliamo di "cavoli a merenda" ? L'alimentazione deve seguire le stagioni? Chi ricorda i bioritmi alimentari, di cui oggi non si parla quasi più? Sono questi bioritmi che determinano le attività alimentari o è invece il contrario, ossia queste ultime sono il pacemaker dei bioritmi neuro-ormonali? Perché, nel passato, sono state istituite vere e proprie regole legate al "tempo" per l'uso degli alimenti? Riti inutili? L'alimentazione ha una dimensione temporale e se questa esiste, che caratteristiche e che importanza ha? Le attuali conoscenze scientifiche e culturali come si pongono di fronte allo scandire dei tempi alimentari? Come può una cucina scandita dal tempo correlarsi all'agricoltura familiare e all'uso di alimenti del territorio, ossia al celebre chilometro zero?
A cura di
Giovanni Ballarini, Associazione Festival della Scienza