Competizioni sportive e tempi cronometrati sono un binomio indissolubile. Del resto espressioni come "gara contro il tempo" sono ormai di uso comune: tutti i gesti sportivi sono sempre rigorosamente cronometrati. Dai quattro ori olimpici della velocista olandese Fanny Blankers-Koen di Londra 1948, dove la cellula fotoelettrica rimpiazzò il nastro bianco d'arrivo, al record mondiale di Usain Bolt nei 100 metri piani di atletica leggera, la lancetta ha sempre accompagnato gli atleti velocisti. Dall'Omega Time Recorder dei giochi olimpici di Helsinki 1952, i primi col cronometraggio elettronico, ai photofinish più tecnologici, che forniscono i risultati dei primi tre finalisti entro 15 secondi dal termine della gara, quanta scienza c'è dietro il banale, apparentemente, gesto di cronometrare una gara sportiva? Chi non ricorda il tocco di Michael Phelps e Milorad Cacic alle Olimpiadi di Pechino 2008 sulle piastre della piscina dopo l'ultima bracciata, con l'assegnazione a Phelps, per 1 solo centesimo. di uno degli ori più controversi della storia? Dai cronometri analogici tipo Lemania o alle "cipolle" fino a piastre e transponder, misurare il tempo nelle competizioni sportive è una sfida nella sfida dello sport. Atletica, nuoto, boxe, pallanuoto, basket, hockey, gare automobilistiche, sci, off-shore, cannottaggio, kayak, ciclismo, calcio: esiste uno sport dove il tempo non sia determinato e determinante? Seguiteci: vogliamo percorrere l'evoluzione tecnologica dei vari strumenti utilizzati per il cronometraggio nelle varie discipline sportive. Lo facciamo con l'aiuto della Federazione Italiana Cronometristi (FICr), giusto in… tempo per festeggiarne i 90 anni.
A cura di
Raffaella Sallo
In collaborazione con
Associazione Festival della Scienza
Note
Si ringraziano il Presidente Provincia di Genova della FiCr, Giovanni Miccichè ed il Presidente Nazionale FiCr, Gianfranco Ravà.