Conservare il cibo non è certo una necessità moderna: la conservazione è stata la chiave per il passaggio da una società di cacciatori-raccoglitori a una più evoluta, di agricoltori. Questa nuova società ha cambiato ambienti e paesaggi: sono sorte civiltà secolari come quella egiziana, babilonese, cinese, azteca o romana. Ognuna di queste ha posto alla base dell'alimentazione una specie vegetale: grano, riso, mais, miglio, quinoa. Con il progresso delle tecniche di conservazione si sono poi moltiplicati i prodotti disponibili per la dieta quotidiana. La Rivoluzione Industriale, l'Ottocento e il Novecento hanno aumentato le possibilità e diversificato le tecniche di conservazione: refrigerazione, congelamento, surgelamento, liofilizzazione, sottovuoto, inscatolati, pastorizzazione, UHT, microfiltrazione, atmosfere modificate e protette, raggi X e UV, conservanti. In parallelo, abbiamo evoluto il nostro modo di cucinare: grill, micronde, piastre ad induzione. Incontriamo personaggi come Appert, i fratelli Kraft, Cullen, Pasteur, Knorr e molti altri, ognuno con un contributo alla grande storia della conservazione del cibo. Certo, se vogliamo conoscere chi il cibo invece lo deteriora, ossia muffe, batteri e farfalline, bisognerà anche tapparsi un po' il naso!
A cura di
Associazione Festival della Scienza, MICAMO - Microbiologia Ambientale Molecolare Spin off del DISTAV Dipartimento di Scienze della Terra dell'Ambiente e della Vita - Università degli Studi di Genova
In collaborazione con
IVSI - Istituto Valorizzazione Salumi Italiani